Claudio Di Scalzo
ECCO PERCHÉ NON M’INTERESSA LA CULTURA ARABA
(detto papale papale e questa è una battuta scarica!)
Dopo il massacro degli artisti di Charlie Hebdo (di cui varrebbe illustrare l’opera perché di opera si tratta nonostante le invidie metti di un certo Stefano Disegni) hanno scritto, come da Società dello Spettacolo Turbo, credo milioni di persone, compresi gli islamisti radicali e terroristi. Il picco sui media, sulle televisioni, nelle ridicole rubriche di approfondimento.
Mi va di dire la mia da pisano sempliciotto. Tipo elenco.
1-Borges nell’Aleph, nel racconto “La ricerca di Averroè”, da quando lo lessi ventenne, mi risolse il problema dello scambio col mondo arabo dedito al Corano. Averroè studiando Aristotele non capì il significato delle parole: Tragedia e Commedia. Non c’era poi possibilità di tradurle in arabo. Cosa erano mai? Da allora il mondo arabo non ha un pensiero tragico, un pensiero comico.
2-M’interessai del socialismo arabo, anche di quello dei palestinesi di Arafat, quello che prometteva anti-imperialismo, redistribuzione delle ricchezze, nazionalismo al servizio delle masse. Tutti abbagli. Si è vista la fine dei socialismi arabi. Come quella ingloriosa, anzi più terribile, dei Paesi socialisti dell’Est. Però qui ci son state figure interessanti che praticavano e diffondevano l’idea laica dello stato. In molti son finiti uccisi spesso dai soliti “moderati” laici, ancora, alcuni, in circolazione. Ed il movimento palestinese laico è stato soppiantato da quella sconsiderata associazione feudal-reazionaria di Hamas!. Anche in Israele, gli elementi socialisti del Sionismo andrebbero conosciuti. Ma anche qui le religioni tradizionali ora han comando.
3-Tutto nella mia crescita, dall’arte, al lavoro sull’immagine, in pittura e fotografia, all’Umorismo (a Forte dei Marmi nel ’77 partecipai ad un Festival contro i Paesi dell’Est dove la satira scarseggiava), mi allontana dalla cultura religiosa araba. Non m’interessa il loro mondo di piastrelline e arabeschi. Non mi dice nulla. Poi per come intendono il ruolo della donna è l’esatto contrario, di quanto nelle contraddizioni anche di un uomo del ‘900, io l’intendo: nella coppia, in amore, nel sesso, nella fantasia.
4-La mia formazione letteraria e filosofica non contempla libri arabi. Letti. Né credo che ne leggerò. Non sono mai stato nel Medio Oriente, né il altre parti del Terzo o Quarto mondo e non mi mancano queste mancate visite. Ho però letto le Upanishad, testi Zen, confuciani e via orientaleggiando perché han avuto connubi con l’arte contemporanea: astratta e musicale.
5-Sono cristiano, leggo Kierkegaard come Sant’Agostino. Rozenweig. Ma so che anche la religione cattolica e protestante ed ebraica sono colme di divieti, astruserie, coercizioni… e Freud e Nietzsche e Marx secondo me non son passati invano sul suolo terrestre. Li occultano. Ma ci sono. Per i credenti nel Corano (moderati o radicali) immagino siano maiali da bruciare ancorché morti magari nei libri che scrissero. Il Fascismo Islamico e soste ed è nutrito dall’Araba Saudita con cui i figli britannici di Locke e quelli di Beniamino Franklin fanno affari.
L’unica via d’uscita è che si diffonda il laicismo e magari venato di libertarismo. Di cui i massacrati di Charlie Hebdo sono figure da ricordare. Anche se i vigliacchi nostrani, disegnatori spesso e moderati liberal, e politicamente corretti di sinistra, fino a ieri li consideravano canaglie irresponsabili.
6-Luz, nella presentazione del numero che ho acquistato grazie al Fatto Quotidiano, dove ho letto una repellente intervista di Stefano Disegni, unico quotidiano in Italia, ha detto che lui disegna perché si sente un bambino, un bambino con la matita, e poi la commozione l’ha vinto. Questo è un uomo che merita stima alta assieme a tutti gli altri della Redazione sopravvissuti. Sapranno anche che fra qualche mese li avran dimenticati e le leccate dei potenti e dei ruffiani in arte e lettere cesseranno. Spero non la stima dei francesi e di tanti europei. Affetto compreso.
7- Mi piace l’opera disegnata di Charlie Hebdo perché anch’io, nel mio piccolo, sono un umorista. Coltivo la satira. (Anche insegnando). Lo sberleffo. La vocazione al pamphlet, inventato dagli illuministi. La risata. Non sarà una risata che li seppellirà i fanatici dell’Islam che assassina e neppure quello di tanti convinti assertori moderati delle leggi coraniche che bastonano le figlie se mettono i jeans od escono con infedeli, però per combattere in difesa dei valori incarnati da Rabelais a Villon a Boccaccio a Bergson e Pirandello; da Bosch a Maccari, dai libertini settecenteschi a De Foe a De Sade ai Surrealisti… (tanto per restare nel campo dell’umorismo) ridere di loro serve eccome. E la SATIRA non può avere limiti o censure o amputazioni. Anche se nel mirino entrano le religioni e i loro dogmi.