Silvae Lo My Wife cucinata reflex nuda triglia sex che mi piglia
Foto cds - 2007
Silvae Lo e Accio
Tra moglie e marito metti la triglia livornese per faville accese
Con Pantani e Accio maglia nera d’umorismo.
2007
Premessa: io so cucinare parecchio. Soprattutto i primi e i contorni. Perché posso “inventare” accostamenti gusti colori un po’ come conparola e immagine. La mia gavetta nella cucina del cascinale fin da piccino: letture studio vita familiare tutta si svolgeva lì attorno al camino ar foo poi ‘ucina ecònomìa; ce l’ho sempre; e giravo ragù e pelavo ortaggi e le "cacciatore" perché non attaccassero alla padella se mi-mà era fòri o a fa la spesa o a cucì. Esta “sapienza” è tornata ‘omoda. Perché se te voi amà la tù donna ‘ome si deve bisogna anco nutrissi e per accoppiassi spesso ci voglino le energie. Ò la ‘onvinzione che se sono garbato è anco perché ho ben ‘ucinato e lor ‘ucinate a foo lento o sverto. Tra cuoche ad artezza per me inarrivabile Silvae Lo my Wife. Che poi scoprii ‘ome mandasse ricette alla rivista Il Cucchiaio d’Argento trovando pubblicazione.
-Silvae perché non ti firmi e usi uno pseudonimo?
-Intanto vorrà dire che ti imito. Non voglio essere conosciuta. Poi non è uno pseudonimo bensì un Eteronimo. Sono un personaggio cuoca. Vuoi esser solo tu ad imitare Pessoa? E poi son Postmoderna unendo diversi sapori: regionali e incontri cucina alpina con la mediterranea. E se mi “sfagiola”, non dite così a Pisa?, accetto ci metta di contorno poesiole in rima e senza. Stupito?
-Sì, mi sorprendi. E queste triglie alla livornese?
-Cucinate per dispetto a te pisano. La cucina livornese sul pesce vi supera. Come Pantani gli altri ciclisti.
-Basta non ci sia doping.
-Bauscia d’un marito, Pantani l’hanno raggirato e tradito.
-Lo penso anch’io, battuta sbagliata. Queste triglie fan rosse faville!
-Ecco, bruciati i baffi, ingordo. Che se c’è un drogato, quello sei tu, da ogni genere di parola scritta per ottenerne lische! Ecco non rispondere… e ridi. Che tua moglie domani ti fa gli gnocchi!
SILVAE LO - CDS
TRIGLIE ALLA LIVORNESE
Triglia pesce poco apprezzato ma fondamentale nella zuppa di pesce e nel celebre CACCIUCCO giustamente vanto dei livornesi, checché ne pensino i pisani come mio marito, che da secoli cercano di apportare catastrofiche modifiche per non rassegnarsi a questa geniale ricetta. “Il mare non l’avete più da tempo immemorabile”, dico a Claudio, “che vi lamentate? I pesci d’Arno sono da buttare… rassegnati! Rassegnatevi!!”. Ah, marito, le tue rime non le digerisco però al fornello subisco il tuo scemo stornello.
In una casseruola versare mezzo bicchiere di olio. Soffriggere spicchi d’aglio premuti con forchetta tolti appena si colorano. (Aglio bianco filastrocca di vele a Livorno vino paglierino nella brocca). Aggiungere cipolla tritata. Dorarla. (Cipolla giorno estivo bolla di sapore vivo). Versare pomodori sbucciati tagliati a pezzetti. Cuocere a moderato fuoco aggiungendo sale e pepe. (Si cossero gli amanti si mangiarono dalla sera al mattino innanzi) Dopo aver eviscerato triglie e pulite fuori da scaglie asciugarle. (La foto posa mi piace, Claudio, che sia impanata e fritta dal tuo ardore pure; che il sex mio ti piglia lo so; anche a me la tua anguilla; e prega iddio non mi venga voglia di un branzino pescato da me in altro mare). Passarle nella farina. Friggere con olio di semi abbondante. Deporle per farle asciugare su cartapaglia. Quindi sistemarle nella casseruola. Cottura insaporendosi per dieci minuti circa. Prima di toglierle dal fuoco cospargerle di prezzemolo tritato. Servire. (Sul pescato mi pepai sul mio amato).
Il pisano può leccarsi i baffi ringraziando la cuoca alpina in ricetta livornese maestrina.