Claudio Di Scalzo
OBLIVION DI ASTOR PIAZZOLLA
La musica e i suoi struggimenti, interpretata su L'Olandese Volante, con corde e fiati, mi ha suggerito la scommessa di partecipare anch’io a questa modulazione che attinge anche al rischio del sentimentalismo. Lo faccio in una serata di giugno, in una valle alpina, e molto distante dal mio mare. Forse da ogni mare se penso alla giovinezza. Ricordo Oblivion di Astor Piazzolla. Musicista da me prediletto perché convinto su certe origini che mi legano alla Spagna. Da ascoltare, Oblivion, pensando che l’amore assoluto esiste e che sempre, danzandolo, si sbaglia un passo. La musica è perfetta ha a che fare con la nostalgia e la passione che cerca le sue ombre nel sogno mentre unisce, accoppia?, la carezza e il graffio, il fiore e la forbice, la lacrima e la risata. Per poco. Per poco tempo. (2009)
ASCOLTANDO OBLIVION DI ASTOR PIAZZOLLA - I
Se l’amore è rischio a sfiorare
la perfezione e l’irragionevole
danza su nomi intrecciati (i nostri)
e passi sull’imprevisto tempo
del desiderio (da quanto
ci cerchiamo?),
allora compaia la prosa
del dicibile con lo sguardo,
lo sfioramento, la nota dissonante
da portare come nostalgia
della sera argentina senza fine
dove ci troveranno abbracciati.
ASCOLTANDO OBLIVION DI ASTOR PIAZZOLLA II
Non importa non importa se danziamo
nell’inquieta allegria del luogo
chiamato paese dove siamo nati
senza conoscerci senza nominarci
fino a ieri, giugno,
quando ci ha accolto Oblivion.
Chiamiamo il suono di chitarra,
bandoneòn e violoncello
con nomi adatti alla dimenticanza,
all’abbandono, al rientro
nel destino che separati ci vuole.
Non importa non importa se passi
e figure che danzammo e danziamo
sono lo scacco alla parola alla promessa
perché il racconto prosegue
anche da solo. Anche con noi
tornati lontani alla biografia
separata di una sera che verrà.