"Castello di Ripafratta LÉGERo" - a SARA
ACCIO, fine estate 2011
Sara Esserino
SOSTA RIPAFRATTA VERSO LUCCA
(2011)
Sovrapporre nome ad altro nome,
confondere le maniere in cui l'uno
posa sull'altro: per conforto di se stessi:
con questo peso che inganna
perché privo di misura nel midollo,
s'accosta a noi la prossima stagione.
Nome che scalza altro nome,
compleanni d'oro come piume della chimera;
cos'altro tra questi avanzi di quieta civiltà,
tra questi sassi accatastati per la grazia
d'altri medievali tempi?
Tra le tempie la prossima deposizione,
tra le tempie tese come due colonne
accedo al tempio d'ogni dissoluzione.
Freme sotto la febbre che ammanta
l'ultimo profilo, nero: Ripafratta,
una gola serrata in cui arretrano
le ere a me sconosciute,
una canzone che procede rovesciata
lungo il corso della storia.
(da Lucca Transmoderna - ad Accio)
ACCIO/NOTA/FEBBRAIO 2023
Ripafratta è un paese sulla ripa del Serchio: acque si frangono. Da qui il medievale nome. Sul colle il Castello che Ugolino della Gherardesca, nel Canto XXXIII dell'Inferno, cedette, tradendo Pisa, ai lucchesi. Ricevendo, innocente?, la condanna a morire per fame coi figli e nipoti nella torre in Piazza dei Cavalieri.
A Ripafratta sostammo io e Sara nel 2011, tarda estate. La ricordo inquieta e spaurita. I versi raccontano il suo stato d'animo: paesaggio-stato d'animo. Non colsi interamente cosa stava accadendo tra noi: l'accennata lacerazione. Non trovai di meglio che corredare la poesia con il disegno dove, già nel titolo, "Castello di Ripafratta LÉGERo", scherzavo citando il pittore francese il suo segno. Sara sorrise mestamente, dicendo: "Il mio Bimbo Uomo... sempre tenero... e sempre il candore lo porta a evitare scandaglio del dolore. In questi momenti, io che scrivo questi versi tu che ci giochi colorandoli, capisco cosa visse Karoline Knabberchen con Fabio Nardi. Devo proprio dirtelo!"