Antoine Watteau
"Pierrot detto Gilles"
Louvre - 1718-1719
184 x 149 cm - Olio su tela
Claudio Di Scalzo detto Accio
GILLES DI WATTEAU PER L’AMATA LONTANA.
SAN VALENTINO 2016/2024
(Febbraio) - Nel San Valentino 2016 spedii a Sara il dipinto di Antoine Watteau “Pierrot detto Gilles” con interpretazione-emozione da lontano alla perduta amante.
Gilles di Watteau. Nel San Valentino 2016 che me ne fo? Valga come la più sincera delle prèci! Sara. Se le due rime ancora ti fan sorridere è già qualcosa.
Gilles è la raffigurazione dell’attore, non dicevi ch’ero attore scaltro e sciagurato?, e insieme la personificazione dell’innamorato infelice della Commedia all’Italiana. La mia alla pisana, la tua alla veneziana?
È Il dipinto più grande di Watteu fra quelli dedicati ai pierrot agli arlecchini. Adatto a simboleggiare i nostri destini.
Gilles si erge in figura alta. Divide in due parti la superficie del quadro. Sullo sfondo il paesaggio nei morbidi passaggi cromatici ricorda Giorgione.
L’apparizione di Gilles è quasi lunare. Esce alle luci soffuse della ribalta. Ciò determina la sua trasognata malinconia tragicomica. Vediamo un uomo nel momento in cui abbandona la sfera abituale di tutti i giorni per passare in quella diversa del teatro.
Quante volte in questi anni e mesi, pensando a Sara perduta, che mi aveva lasciato, son stato attore con parole recitate disegnate sul palco d’un foglio magari non spedito? Come sono tornato alle faccende solite dismesse le vesti da pierrot, chiuso il sipario?
Watteau dipinge l’attimo in cui Gilles, in metamorfosi, assume un altro io; che si può prendere o lasciare, tu Sara mi hai lasciato come attore - e anche come uomo col suo lavoro fosse quello di professore nei professionali di camionista mancato bancarellista episodico perdigiono - ch’è gioco recitante. Il pittore delle Feste Galanti, qui per me festa mancante, coglie Gilles nella tensione prima del movimento figurandolo irrigidito. A breve ci sarà il cambiamento nei gesti.
Sono così, io stesso, quando interpreto quanto vorrei dirti tu fossi vicina, ad ascoltarmi.
Il viso è immobile, appare senza passione vitale, la posizione delle gambe e dei piedi non rende verosimile una qualsiasi azione, voce, mossa.
Però le due mani, guarda attenta Sara, fanno intuire quanto accadrà. Il corpo di Gilles si animerà; io avrò lo sguardo la mano tesa, la postura di chi ti cerca e ti crede sotto al palco. Infatti la destra è ancora inerte; però la sinistra è entrata in azione. Il pollice è leggermente in avanti; l’indice e il medio partecipano anch’essi alla tensione precorritrice; infatti il braccio sta per alzarsi: la parte in recita di Gilles sta per cominciare.
Io con la lingua e le mani so cosa dirti, cosa recitare, perché confido mi creda insieme attore e uomo ancora innamorato.
Le altre maschere che son mezzo nascosti dietro l’immobile Gilles cercano di trascinare sulla scena un asino recalcitrante.
Non capisco cosa possa significare; probabile sia il contraltare al tono sublime dei versi che Gilles reciterà creando scossa umoristica nel pubblico; forse a me dice che per quanti sforzi faccia di sincero amore verso te in realtà raglio.
(Febbraio 2016, il 15) - Sara mi rispose: “Non è un asino nel dipinto, bensì stamani un’asina: e sono io. Claudio. Tu non ragli vestendo i panni di Gilles. Le tue parole sull’amore le ho ben intese ”.
Pensai che ancora mi amava. Usando il nome come nei momenti più alti degli abbracci. Uscii sull’aia del cascinale, nel vento forte. Raggiunsi l’orto fino alla Mimosa che stava fiorendo nonostante febbraio. Fui riconoscente verso Sara che mi aveva letto; Watteau il pittore, Gilles l’attore.