NOTERELLE + NOTERELLA SULLA POESIA VISIVA 25 ANNI DOPO
A volte m'imbatto, on line, in poeti visuali d'aujourd'hui, molto epigonali, tutto quì, senza fanali, e allora ricordo che anch’io son stato, negli anni Settanta un poeta visuale (o “visivo”) come si diceva allora. E mi tornano alla mente alcune operette e scritti, pubblicati su L’IMMAGINAZIONE di Piero Manni, nel 1985-’86, che divertirono molto Lamberto Pignotti, curatore di ricognizioni visuali, anche perché applicavo alla “poesia visiva” o visuale che dir si voglia, una crudele critica, anche umoristica, vedendola, a fine anni Settanta fin troppo epigonale rispetto alle magnifiche sorti e progressive di guerriglia dei segni e vari azzoppamenti del significante praticate negli anni Sessanta, a Firenze. Scherzavo, insomma, anche su quel me stesso che “vedeva” come tal poesia visiva subisse la sorte del suo superamento da parte e della pubblicità e delle nuove tecniche mediatiche. Facile sguardo profetico. Proponevo anche, dietro al sorriso palazzeschiano che m’imponevo (con l’Opera “Cardiodramma” - 1979 - oggi accolta da Liliana Ebalginelli in U-LU-LATE), anche nelle “”Noterelle sulla poesia visiva”, qualche rimedio che nel variare il genere, nel rinforzarlo con qualche filosofia meno facilona, in una nuova vicinanza anche alla pittura, potesse sperare di evitare ogni imbalsamazione o peggio, come poi è accaduto, divulgazione scolastica fin dalle elementari e vacue didascalie a immagini troppo noumeniche (metti quelle delle modelle FASHION) per farsi impensierire-scalfire da frotte di visual-artisti-performer. Purtroppo l’epigonismo è la malattia infantile dell’estetismo italiano inutile ricavarci bile.
Ma quando incontro poeti visuali che si dichiarano performer e visivamente in poca salute, davanti alle loro magre esibizioni, scolastiche (propriamente nel senso che li chiamano gli assessori alla scuola nel paesello natìo) e dopo aver visto, in anni lontani Ketty La Rocca a Firenze e Beuys a Kassel… provo sincero scoramento. Ed è anche per questo che ri-pubblico lacerti, assieme a operette di sostegno didascalico, di un mio breve saggio comparso su L’IMMAGINAZIONE, n. 10, di Piero Manni nel lontano 1985.
NOTERELLE SULLA POESIA VISIVA
1) Non c’è che dire! La POESIA VISIVA (PIVVI’) è proprio emaciata di questi tempi, eppure ha solo 20 anni o poco più… E come si spiega che la POESIA pur così vecchia di secoli, sia sempre LI’ in voglie rugosa ma seducente, e soprattutto RICA?.... Forse perché si è concessa poco… si è risparmiata… l’ha data con più furbizia la sua simulazione benefica. Il pubblico ha creduto di possederla e così anche centinaia di critici, ma è stata soltanto una loro impressione. E invece la Pivvì l’ha sbattuta in faccia a tutti, si è fatta uno stuolo di amanti annoiati, verbosi, giulivi… fin troppo penetranti. Unica consolazione è che la Pivvì stuzzica ancora quando ghigna e ride su se stessa, e come per una signorina senza troppe attrattive, che fa tenerezza e non dà Felicita, si può ancora sognare, gozzaniamente, di star con Lei una vita.
2) Il Poeta Visivo (Pivvù) avanti-guarda e fa van guardia alla rotture del tempo che fu, mentre il visibile si fa accademico… poepatetico… poeEtcì!
3) Il Pivvù nasce con la visuale. Fin da piccolo non analizza ma visualizza. Io ad esempio, già a sei anni, scrivendo, ero preoccupato dell’altezza della a rispetto alla t… e quest’ultime le rimpicciolivo; amavo le q che sia allungavano a frugare le u così aperte… tagliavo e ritagliavo giornali… insomma più che collegiale fui collage… con MAX interERNST… poi quasi MAN annerivo particolari con Bic… inchiostri… cancellavo vendicativo interi vocabolari… diventai un REI nel ramo.
4) Il Pivvù non è né carne né pesce, è sviluppato in troppi sensi. In lui la fusione di immagine, musica e scrittura, è un ruminio… un ruttino… una Sturm ‘Ndrangheta che rapina qua e là.
5) Per il Pivvù la rovina è cominciata quando ha convinto il pubblico che è facile fare Pivvì. Un po’ come fare dripping: fate fate… l’arte è di tutti… addirittura fate Arte + Posta… comunichiamo fuori dalle gallerie… nelle piazze… PapàDadà ci guarda e benedice. E così le carte del Pivvù, non più sudate ma areate, si sono raffeddate fra tanta pubblicità… e ora gridano roche: Galleristi… Mercanti… selezionateci! Il Comunismo Poeticovisivo ci fa MORIRE DISPERATEEEE!
6) Il Pivvù ha molti padri… gruppi addirittura! Che gli hanno aperto gli occhi, l’hanno coccolato, nutrito, dicendogli: prendi… prendi pappa del significante… moltiplicaci… Spatolati… Ben ti voglio… una Vitaldo Con te passerò… piccolo Miccino… stringi i Pignotti a tira innanzi… segui questo Carrega… dopo faremo i Conti… a Lora a Lora… col tempo Miglietterai… i tuoi lavori diventeranno Perfetti… Toti Toti… in questa Xerra… piena di Ori… impara o sarai Scalzo un Di.
Ah desiderio di un padre sdegnoso, che abiti un palazzo chiuso, che non risponda alla missiva, che mi chiami “copione indesiderato” e che mi riceva solo in punto di morte, per dirmi: Ora posso confessarlo… tu tu tu hai continuato l’Opera… vai vai spiega il segreto della VILLA… novello EMILIO!
7) Il Pivvù in alcuni casi va in visibil’IO vestendosi di diagrammi e crocifisso da segni del + e da frecce, risorge nel segno del - !
8) Quindi nuova bussola| Nuovi segni! Il mare dell’insignificanza avvolge il Pivvì, perché chi di frattura colpisce di autorottura perisce! Che il Pivvù si metta la mascherina… si avvolga nel mistero!... va bene il Colpo di Dada e la Pioggerellina sul foglio, ma stiamo in Campana… apriamo una Trombettina su quest’Atomo Opaco di Male… facciamo magia bianca che più bianca non si può… per la futura generazione Bretoniana!
9) A me diventare visivo è costato un Cardiodramma. Da ora in poi la mia poesia visiva sarà un sotterraneo a cielo aperto.
CLAUDIO DI SCALZO, 1985
Nota: In Copertina: "FASHION, Via Libera alla pelle. Con biglietto di Guy Debord", 1981