Claudio Di Scalzo
Dipinti animati nella musica imbustati
(Lettera IV, Celebrano-Haydn)
A Silvia Comoglio
Vedo nei prati la prova torva e ilare di una caccia e se il mio cane abbaia crollando il guinzaglio lo so indifferente all’atmosfera ripetitiva di questo gioco per aristocratici, non al morso del ferro sul collo. Cara Silvia C, mentre indugio su quanto fermenta e fomenta la scena, disegnata dal pittore di corte Filippo Celebrano che celebra, battuta fiacca, la caccia al cinghiale di Ferdinando IV, io penso alla fibbia pericolosa della letteratura, che tiene insieme, in me, stavolta, umano e animalesco: la metamorfosi. Per cui io sono il mio cane, esso è me, e tutti e due il cinghiale. Sarà la solita falla alle nostre alme inalate tra foia e bugia proposta dalla musica di Haydn. Dalla Sinfonia in Mi bemolle maggiore n. 103, Rullo di timpani, che accompagna guaiti, scodinzolii, nitriti, ordini, inchini? Questo Adagio-Allegro con spirito sembra inconciliabile come noi due. Due temi in gioco: accentuata danza campestre, con me, il cane e il cinghiale sicuramente selvatici; e il walzer lieve e flessuoso come le tue mani che sul foglio pallido mi risponderanno. Risponderanno a cosa? A fole musicali? Letterarie? Fole animalesche di un cacciatore servo di un quadro e di una lettera?
A scriverti traffico con cose che non so controllare e capire. Il fantasma dell’amore, temo, affidato all’andante ambiguo retto dal vezzoso violino solista.
Ogni esperienza, anche questa lettera, diventa poco nominabile se vissuta fino alla feccia, divisa tra scemenza e sublime, una sema sgusciata dalla bestia feroce dell’età.
Ora libero il mio cane. Prenderà il cinghiale. Sarà il più bravo. Fiuta, frantuma le selve e i garretti della pelosa bestia. Ma son triste. Ho come l’impressione che anch’io abbia un guinzaglio. Una cuccia. Dove m’incateno. Con disappunto scopro, che a differenza del cane, l’osso me lo scodello da solo, scrivendoti. Musicandoci. Ma non so seguire una pista, né difendermi dalla sera accucciandomi fra le zampe. Cosa ci tengo?
Un dipinto, un Finale allegro con spirito?, la coda mozzata del cinghiale?
Claudio Di Scalzo
I "Dipinti animati nella musica imbustati" sono stati pubblicati (piccola parte della raccolta complessiva) nell'Annuario TELLUS 30 – 2009
Celebrano – Haydn
Dipinti musicati 4 - Caccia del cinghiale - Sinfonia n. 103
Dipinti musicati 4, Settecento. Francesco Celebrano (1729 – 1814): “Ferdinando IV alla caccia del cinghiale”, particolare. Joseph Haydn (1732-1809): Sinfonia n. 103 in MI bemolle maggiore “Rullo di timpani”. Interpretazione di riferimento: Direttore Sir Thomas Beecham con la Royal Philarmonic Orchestra, Reg. Parigi 9-16 maggio 1958.
Il dipinto sulla caccia e tipico di un pittore di “famiglia” alla corte di un re. Ma Celebrano fu un artista poliedrico e valido esponente del '700 napoletano. Anche scultore, e modellatore di porcellane.
La sinfonia “Rullo di timpani” venne composta da Haydn agli inizi del 1795. Ed è la penultima. Quinta della seconda serie delle "Londinesi", ebbe la sua prima esecuzione pubblica a Londra, al King’s Theatre in May-Market, il 2 marzo di quello stesso anno. Fu lo stesso autore a dirigere l’orchestra stando seduto al cembalo.
IL CINGHIALE TRA ME E SILVIA COMOGLIO
Quando nel maggio 2008 scrissi questo "dipinto animato nella musica imbustato" per Silvia Comoglio, già ci scambiavamo da qualche anno, per le feste comandate, e in occasione di libri pubblicati dalla poetessa e pubblicazioni da me curate, per lei, sul giornale on line che allora dirigevo Tellusfolio (2005-2009) e sulla rivista annuario Tellus. E spesso ricordavamo il cinghiale. Perché le avevo rivelato, sorprendendola e un po' preoccupandola, lei mite ambientalista e pacifica custode dell'armonia naturale, che da giovane, con il mio amico barbiere, Paolo Fatticcioni detto il Pazzo, andavo a caccia, di frodo, nella macchia di Marina di Vecchiano, al cinghiale. Certo, poi avevo precisato, che le nottate passate sui pini a cavalcioni, spesso finivano in chiacchiere sotto la luna più che con spari e selvatica preda, e che questo era un modo, per due amici perdigiorno e perdinotte, di vivere l'avventura. Silvia Comoglio fu molto impressionata da questo vivere che certo non era quello di un addetto alla cultura: diviso tra notturne cacce, e notturni passaggi nelle balere di Viareggio, e diurne vocazioni alla "rivoluzione" in Lotta Continua. Il richiamo al cinghiale, è tornato in una atipica recensione che scrissi, sul weblog Tellusfoglio (in calce il link), per il suo libro su "Bubo bubo": "Il Pazzo e Accio e Silvia Comoglio a caccia del cinghiale" (4.3.2011). Erano a caccia, ancora amici fraterni, Il Pazzo e Accio, e la malattia mortale incombeva sul primo e la disperazione sul secondo per come si perdono le persone a cui sei legato, e Silvia mi salvò, nel sogno, dalla furia di un animale. Forse era il Male stesso. Che anche me cercava. La lettura del suo libro mi portò del Bene. E sentii complicità alta tra i suoi animali fantastici alati ed il mio Golem, stravagante uomo di creta, alle prese in una Praga da fumetto con il turbolento amore per Mara Zap. Ecco, questo rivelo, oggi, su L'Olandese Volante, mentre stanotte ho scritto sul nuovo libro della Comoglio: Silhouette.
Claudio Di Scalzo