CDS: Poeta crudele assai in candido crine"
Maggio 2016
Filastrocca
CECCO RIVOLTA
C’era una volta Cecco Rivolta
che mangiava i maccheroni,
se la fece nei calzoni
e sua mamma lo sgridò.
Cecco Rivolta si ammalò,
s’ammalò di malattia.
Cecco Rivolta lo portaron via.
Lo portarono all’Ospedale
Cecco Rivolta stava male.
Lo portarono al cimitero,
a Cecco Rivolta non pareva vero.
Lo portarono all’inferno.
Cecco Rivolta non stava fermo.
Lo portarono al Purgatorio,
Cecco Rivolta beveva l’olio.
Lo portatono in Paradiso,
e Cecco Rivolta mangia il Riso.
Eugenio Montale
TERMINARE LA VITA
Terminare la vita
tra le stragi e l’orrore
è potuto accadere
per l’abnorme sviluppo del pensiero
poiché il pensiero non è mai buono in sé.
Il pensiero è aberrante per natura.
Era frenato un tempo da invisibili Numi,
ora gli idoli sono in carne e ossa
e hanno appetito. Noi siamo il loro cibo.
Il peggio dell’orrore è il suo ridicolo.
Noi crediamo di essere imparziali
o plaudenti e ne siamo la materia stessa.
La nostra tomba non sarà certo un’ara
ma il water di chi ha fame ma non testa.
(Quaderno di quattro anni, 1977)
Claudio Di Scalzo
MONTALE E CECCO RIVOLTA CONTRO LA CULTURA DELLA BÊTISE
L'accostamento periglioso ed arduo tra la filastrocca di Cecco Rivolta e una poesia del poeta Eugenio Montale mi viene dettato dal presente web-centrico delle vite elettriche in esso agitanti pensieri idioti e diario banale e poesia bêtise, cioè stronza, e pseudo-letteratura e stonati superlativi sordi ad ogni musica degna e pittura che non regge la cottura.
Eugenio Montale, abitante di antologie scolastiche con le poesie delle prime raccolte fino alla "Bufera e altro", dovrebbe essere studiato e letto, invece, nella sua ultima produzione: da "Satura" in avanti: ""Diario del '71 e '72", "Quaderno di quattro anni", "Altri versi" del 1980 e pure le poesiole lasciate, in eredità, alla Cima. Perché Montale aveva capito, tra i primi, che, dopo la messa in mora della missione poetica, già vaticinata da Gozzano e Palazzeschi, oramai era giunta l'epoca, consumistica, della poesia-idiota. Ed a quel punto, lui, il poeta di "Non chiederci la parola", de "la Casa dei doganieri" della "Primavera Hitleriana"... aveva preso a scherzare, partendo da "Satura" con la stessa idea di poesia, con la prassi poetica, fino a scrivere versi sempre più facili, semplici, aforistici, e persino idioti come nel caso delle poesie lasciate in eredità ad Annalisa Cima.
I critici, han storto il naso, soprattutto nel lascito per l'amica coscia lunga Cima. Montale era svanito (rincoglionito?). No, Montale era lucidissimo e crudele. Come ogni grande pure verso se stesso pure. Come il Flaubert che scriveva lo "Sciocchezzaio" e che intercetteva la germinazione nella cultura della "stronzata", della bêtise, del ridicolo paludato da serietà. Oggi i Bouvard e Pecuchét sono milioni. Ricopiano. E credono di far cultura.
E' l'orrore tragicomico del Comunismo (pseudo-culturale) realizzato dal Turbo-Capitalismo con i social. Con Facebook.
Raccolte, quelle di Montale, senza più bisogno di titolo, diaristiche, classificate come "Altri versi", senza alcuna utilità.
Poesia, cultura, pensiero, ogni estetica nobile o cacatoria, hanno il cesso come approdo. Scrive Montale per la fine novecento. Oggi la stazione d'arrivo è il buco nero ingordo della Rete. I Cecco Rivolta a milioni se la fanno nei calzoni la loro merda scritta o illustrata. AMEN!