Donna Pan in posa Mito cattura click dito sul peschereccio di Accio - Estate 2021
Se la fotografia nell'epoca dei milioni di foto sui social negli smartphone accatastate
avesse ancora funzione di rappresentazione in coda rivelazione
quale immaginazione può suscitare Donna Pan in posa
sul peschereccio pensato Argo?
Chi racconta le avventure di Donna Pan con versi transitori
come schiuma sulla chiglia del peschereccio
confida suggerisca che il mondo che fu mitologico
può riapparire soltanto in porzione di mondo reale duemila
in apparenza percettiva totalmente finta
in foto o pinta o scritturata.
Se poi la finzione può creare nuovo scenario per il personaggio
in questo caso Sara Pane/Donna Pan ciò non è preoccupazione
della coppia sul peschereccio che gode soltanto del sole
del tuffo delle orate portate a riva per cucinarle.
Di sicuro, il mito greco-latino, necessita di corporalità
non di poesia in ufficialità. Natura non Cultura
in nicciana postura.
DONNA PAN undici anni dopo ancora
possiede l'apparizione adatta col costume da bagno.
Accio
DONNA PAN NEL TRANSMODERNO MITO.
VERSI IN NUMERAZIONE.
CON PREFAZIONE CONTRO OGNI NEOCLASSICA INFATUAZIONE.
DONNA PAN è la proiezione di SARA PANE nel mito greco-latino. Gioco gradevole in vista come insalata mista col vino fresco in estate. Iniziammo nel 2009 questo nomadismo nell’istmo tra sabbia e acque e verzura e tuttora dura. Donna Pan indossa pure orecchino largo dorico di dieci anni fa. Versi prose foto dipinti stanno nel pc come in cesta. Dell’eros rivelan cresta: come col Mito greco-latino possa giocarci musa nel fino musicista ed eroe rughe in vista.
Se poi Bocca di Serchio diventa loco in grecità se Torre del Lago diviene latinità vorrà dire che senza il poema asfissiante anche sema del mito calza giusto come l’infradito: la coppia è istesso in gioia cantante.
Posso aggiungere, più seriamente, che quanto circola on line a stampa in stente pubblicazioni presso Editori da Incubo sul MITO in salsa greca-latina pagana è sconfortante e più che altro vana. Già appariva superato nell’antologia “La Parola Innamorata” o in riviste come NIEBO negli anni Settanta il voler imitare rinnovare la mitologia con medesima alta enfasi: mi sembravano, e mi sembrano, come chi rinnova auto d’epoca fin nelle cromature, aggiungendo surplus che si rivela falsità guidando poesia paludata nel NEO classico acconciata.
Però tutto questo sparpagl’io on line sui social nei blog nei video autopromozione bollino pseudo emozione rivela sociologicamente l’epoca dei devoti delle devote al calco gessoso e spocchioso in poema infinito coso. Il LIALA-MITO da officiare su Facebook o nei gruppi di devoti attorno a improvvisati sacerdoti e sacerdotesse. Mito bòno su di tono per ogni stagione di mediocri colti divulgatori colte divulgatrici che Nietzsche avrebbe messo al massimo sulle trebbiatrici pagando ad ore. O su qualche cavalcavia tangenziale a vender propria fia dionisicamente sotto spiumate ale.
Fra l’altro, sia detto con franchezza, che non bagna come guazza, la Poesia Greca del ‘900 così come quella di oggi, si crede il centro dell’universo ancora nel suo verso, ma ricama sopra una tradizione morta e sepolta intinta d’enfasi in ogni fase se la si ascolta
Si ritrova la mitologia in altre contrade, non importa aver casetta larga o stretta, ad Atene o greca isoletta, nel Novecento la migliore interpretazione del MITO la svolsero Picasso neoclassico e Strawinski, Ravel e Stauss, Savinio e De Chirico, Sandro Penna e magari Saba, i surrealisti in varia génia standosene nelle metropoli e non sui ruscelletti dell’Eubea.
Ecco: so questo. E DONNA PAN transita in queste radure. Ma nel Duemila con altri migliaia d’esseri nudi o vestiti in fila.
1
Nuota dietro al sole
nell’ombra della vela
sulle acque dei versi d’Omero
che sanno dove andare
e tornare – Cantando
l’Origine messaggera
del Mito (rosea schiena)
costume nero intero.
... CONTINUA