Campi a Vecchiano, piana Legnaio via della barra - Foto Masimo Cerri
19.VI.2015
Claudio Di Scalzo
I RANOCCHI INFERNALI DI VIA DELLA BARRA
(racconto transmoderno)
Sul fosso di via della Barra so questa leggenda terribile. E, spero per voi che l’ascoltate, che sia pura invenzione. Le anime dei morti di morte violenta che nel momento supremo s’affidano a Satana invece che a Dio, finiscono nel corpo di certi sgraziati ranocchi, per gracidare un infernale risentimento nel fossato lungo questa polverosa via, sterrata, tra i campi. Il loro verso è più cupo e molesto degli altri anfibi e oltre al suono gutturale e strascicato li si può riconoscere, avvicinandoli, perché hanno gli occhi che avevano da uomini vivi.
Se mi chiedete perché in Via della Barra, questo sortilegio maledetto, e non in un altro fossato della piana del Serchio che va verso il lago di Massaciuccoli,… ebbene posso azzardare l’ipotesi che alla parola “barra” se viene tolta una “r” si pronuncia bara… proprio quella che i morti dannati non hanno per riposare in pace. Poi, visto l’influsso della vicina Lucchesia, da queste parti la “r” non si pronuncia, quindi la gente del posto dice son passato in via della Bara.
(Sul fosso che corre parallelo alla via della Barra, nella campagna di Vecchiano, inventai una leggenda. Che diffusi da narratore orale tra i miei spaventati compagni di scuola. Oggi, dopo tanti anni, la trascrivo e la firmo come didascalia a una fotografia scattata da un amico di Vecchiano. Massimo Cerri. E scoperta su Facebook - cds)