Cura Claudio Di Scalzo
GUY DEBORD SPIEGATO AI BACHI
Cos'é il movimento situazionista?... Il movimento Situazionista, nato in Francia verso la fine degli anni Cinquanta, aveva come obiettivo principe che ogni uomo, liberato dall'assillo dei bisogni materiali, capace di dare sfogo ai propri desideri, ma soprattutto messo in condizione di reinventare incessantemente la propria realizzazione personale senza costrizioni esterne, potesse costruire autonomamente la propria vita. Questa forte partecipazione, allo stesso tempo individuale e collettiva, alla vita quotidiana non può avvenire che al di fuori della cornice alienante della cultura attuale, nella negazione della mercificazione dell'uomo e nella trasformazione radicale del lavoro che dovrebbe diventare autonomo dal dominio delle macchine, non più socialmente diviso, appassionante come il tempo libero tanto da conglobarlo in un'unica dimensione. Inoltre, costruire liberamente la propria vita vuol dire anche incentivare forme di comunicazione diretta e di incontro concreto “qui ed ora” per consentire l'appropriazioone consapevole del proprio contesto reale. Il movimento, dalla evidente matrice marxista eterodossa, proponeva in definitiva un'emancipazione sperimentale dell'attività quotidiana all'interno di collettivi che potessero garantire la realizzazione di una democrazia pura, ed in più la ricerca di una nuova interazione fra urbanistica e comportamenti sociali.
L'esponente più illustre, oltre che fondatore del movimento situazionista, è stato Guy Ernest Debord, intellettuale francese dalla spiccata personalità, morto suicida nel 1994. La sua produzione culturale non è stata copiosa. L'opera di maggior rilievo è sicuramente La società dello spettacolo, del 1967, corredata nel 1988 daiCommentari sulla società dello spettacolo, che aggiungono importanti evoluzioni ad un impianto concettuale comunque fondamentalmente inalterato. Questi due testi hanno uno stile espositivo particolare: si presentano come un insieme di testi più o meno brevi. Non sono rari riferimenti ad altri autor, citazioni e prestiti più o meno manifesti. È ben noto il diniego situazionista della proprietà intellettuale e l'uso del cosiddetto détournement, riappropriazione di frammenti discorsivi di altri autori e loro utilizzo, riconversione anche deformata in altri contesti di significato. Evidenti punti di riferimento per Debord sono Hegel, Feuerbach, Lukács e Marx. Si può sostenere che Debord concretizzi una rilettura in chiave moderna dell'analisi marxista, centrando la sua attenzione sulla dimensione dello spettacolo che caratterizza però la vita politica e sociale attuale, ormai trasformata in esplosione spettacolare. (Anche lurida).
Altre tracce biografiche e teoriche su Debord
Nato il 28 dicembre 1931, Guy Debord è il filosofo cofondatore nel 1952 dell'Internazionale Lettrista e nel 1957 dell'Internazionale Situazionista, il movimento più radicale e paradossale della seconda metà del Novecento; è il primo a porre il superamento dell'arte e la critica della vita quotidiana alla base della propria azione. Nel 1958 esce il primo numero della rivista dell’IS, diretto da Debord, e l’ anno successivo, il libro “Memorie” scritto in collaborazione con il pittore Asger Jorn.
Il pensiero di Debord è influenzato da opere come la Critica alla vita quotidiana di Henry Lefebvre da quella di Joseph Gabel e da Marx che analizza l’alienazione già nei “Manoscritti economico-filosofici”; da ricordare anche il più rivoluzionario dei movimenti antiarte: il Dadaismo e quello iper-teorico del Surrealismo. La parola e la pratica dei situazionisti, segneranno e influenzeranno fortemente il movimento del maggio 1968. Accanto al suo libro La società dello spettacolo (1967), c’è da considerare La rivoluzione della vita quotidiana di Raoul Vaneigem.
In fin dei conti, Debord, ha denunciato con la stessa virulenza sia le derive del capitalismo che le imposture del maoismo, accusato l'impero dell'economia mercantile, previsto la corruzione degli stati democratici, divelto dal piedistallo la statua di Sartre, annunciato la fine del comunismo e la nascita del nuovo corso postsovietico.
Quest'uomo discreto, schivo, isolato, si svela nei suoi libri autobiografici, Panégyrique(1989) e Questa cattiva reputazione (1993), dove dà qualche scorcio sul suo modo di intendere e interpretare la vita.
Il lato più invisibile e meno noto dell'opera di Debord è stato fino ad oggi quello strettamente cinematografico, inteso come autonoma produzione creativa. Nel 1952, gira la sua prima pellicola: “Hurlements en faveur de "Sade" (Urla in favore di Sade). Infatti ha realizzato fra il 1952 e il 1978 tre lungometraggi e tre cortometraggi, invisibili da decenni per esplicita volontà dell'autore ma recentemente riproposti integralmente, in accordo con gli eredi, alla Mostra del Cinema di qualche anno fa (in copie nuove appositamente ristampate). Questo evento, atteso da anni, ha permesso di verificare quanto, nel suo aggrovigliato e complesso rapporto con il cinema, oggetto di avversione ma anche di profondo amore, Debord abbia costituito un'opera rara e misteriosa, un testo filmico-filosofico di straordinaria malinconia e compattezza, dove la riflessione durissima sullo spettacolo e la sfida a esso si compiono all'interno dello stesso linguaggio cinematografico.
Debord aggiorna e porta all’estremo il pensiero roussoiano (quello del Discorso sulle scienze e le Arti e la Lettera a d'Alembert sugli spettacoli) sul potere di perversione, sviamento e corruzione dello spettacolo come strumento di coercizione e di alienazione dell’individuo da parte del sistema. E come Rousseau ne soffre tutte le contraddizioni: non ultima quella di girare pellicole e di scrivere contro il cinema allo stesso modo in cui il grande Ginevrino denunciava coi romanzi e nei romanzi il potere corruttivo dei romanzi stessi.
La sua vita condotta quasi completamente in una solitudine altera e sdegnosa, la sua rinuncia ad ogni pubblicità che riguardasse la persona o l’opera, la sua morte provano che se Debord è stato lapidario, esclusivo, assoluto nella scrittura, fragile, debole è stato nell’animo, continuamente in pena perché estraneo, in ogni momento, a quanto gli avveniva intorno, diverso da tutto ciò che lo circondava fino a convincersi di essere inutile e sottrarsi al contesto.
È morto suicida il 30 novembre 1994.
NOTA SULLA SOCIETA' DELLO SPETTACOLO O SPETTACOLARE
Spettacolo non vuol dire semplicemente media. L'impostazione debordiana si fa carico di una riproposizione energica e riadattata del concetto marxiano del prevale sul valore d'uso dei vari oggetti che hanno senso solo in quanto merce, perdendo così le proprie caratteristiche materiali legate alla soddisfazione di bisogni concreti a vantaggio di caratteristiche simboliche. La merce stessa diverrebbe dunque una forma di astrazione e acquisirebbe proprietà feticiste, magiche, divisa sia dal suo uso materiale che dal lavoro umano, unica fonte reale del suo valore. Lo scambio, specie nell'era dei consumi attuale, si edifichi completamente sulle componenti simboliche, sui segni che avvolgono gli oggetti. L'ultimo stadio della riduzione della merce a puro valore simbolico avviene nello spettacolo, primaria forma di produzione della società moderna, produzione che si contraddistingue pero la sua immaterialità. La merce, nell'era spettacolarizzata, viene acquistata solo per il suo potenziale simbolico, con l'emarginazione completa del suo valore d'uso. Si tratta di dare sfogo a pseudo-bisogni, di consumare illusioni, all'interno di un consumo alienato che si associa alla separazione dell'operario dal proprio prodotto o dalla propria attività. la merce, oggetto della spettacolarizzazione mediale, acquista una seducente aura apparente e simulacrale che induce al consumo. Un consumo che si ammanta dell'aumento rivestiti di attributi simbolici tanto lucenti quanto illusori, sebbene vissuti come reali. Lo spettacolo, allora, non corrisponde semplicemente al contenuto mediale, ma è una nuova forma di relazione sociale fra gli uomini, che diviene indiretta e filtrata dalle immagini