Salita Monte Calvario - Porto Maurizio - Foto Fabio Nardi
29.3.2011
Claudio Di Scalzo
Ranocchietta, KNABBERCHEN, di Boine
Il tuo modernismo mi ricaccerà dritta dritta dentro l'armatura, dice Karoline, rivolto lo sguardo verso le scaglie di mare laggiù in fondo, verso il profilo di barche in Porto Maurizio. Sono la tua Maria, mi aveva sussurrato, trascinandosi affannosa lungo lo stretto viotto rampicante, la salita al Monte Calvario. Sono la tua Maria... Ma Karoline Knabberchen parlava al Boine, al suo ritratto di pietra esposto agli elementi su quel bianco di calce, spruzzato di sale dal forte vento di maestrale.
Stringeva in mano Il peccato, romanzo breve dello scrittore ligure: lo stringeva come una mappa, come un sogno ad occhi aperti, come reliquia taumaturgica capace di scioglierla per sempre dal suo vivere immersa, assorbita. Sono la tua Maria, e il tuo modernismo mi ricaccerà a fondo, dentro l'armatura di divina preghiera: divellerò le palpebre e la torba del tuo sguardo rigetterò lontana, assieme al mio. Quel che saprai fare, di me, sarà due volte sposa del Signore: rinnegherò il mondo e tu mi perderai. Il rimpianto, solo, ci cucirà in petto la nostalgica promessa, riempirà i vuoti nelle ore lunghe di preghiera, in cui mi perderò dietro un'ombra. Ma poiché tu sempre più forte mi cercherai, io sempre più decisa ti fuggirò: ci salveremo non per mia, non per tua volontà; ma perché potremo credere che un amore più definitivo del nostro, più appropriato e giusto, ci avrà guidati nella raffinata arte dell'affermarsi in vita.
(a Porto Maurizio con Karoline stinge il vizio)
La nostra letteratura è piuma, caro Boine.
Tragedia v’è dove fiorisce l’arancio, dove Sole subiscono le fredde fronti malate. Qui v’è poesia, tragedia e poesia. Accanto alle solide spine della tua croce, accanto al tuo nome: colpisce il raggio, solido, veleggia sulle nostre stolide fronti malate. È, questa, poesia, Boine? Poesia e tragedia. V’è lenta deposizione, il corpo tuo caldo sfiamma quell’unico raggio: le nostre povere fronti… le nostre fronti d’insani, malati…
Ecco l’astro, la stella di luce della tua fronte; dal marmo lucente che sbianca, e poi cupa scompare. A Porto Maurizio si levano piume, le vele sull’azzurro tuo mare.
Vedi a quale sconfino mi spingon fin qui le parole? Ero muta, muto il muto dolore. La preghiera taceva zitta raccolta dentro il mio nome, nel lento desiderare; poi nulla. Ero muta, dove ora fioriscono in seno al ritorno – ritorno dal dolce sconfino nella tua morte – parole in grembo al tuo nome.
Tua Karoline Knabberchen
…continua
La Croce sulla tomba di Boine
Cimitero di Porto maurizio
Foto Fabio Nardi