"Giovanni Boine nella storta vita giovcata ai dadi"
CDS Maggio 2017 per il Centenario della morte
Claudio Di Scalzo
(TITOLO SINTETICO)
BOINE TU PROPRIO NEL GIOCO DEI DADI VIEPPIÙ
(TITOLO AMPIO SUL POETICO SCAMBIO)
BOINE PROPRIO TU CANZONETTA
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IO-MIO FORMAGGINO MEZZA DISDETTA DESTINO
GIOCANTI OGNUN CONVINTO DADI DOPPIO RITRATTO DIPINTO.
DA “LA STORTA VITA. DIALOGO SULLA TOMBA DI GIOVANNI BOINE”.
PER IL CENTENARIO DELLA MORTE 16 MAGGIO 2017
"Giovanni Boine naso dritto tomba storta".
CDS tecnica mista su carta
Quest'interezza che cigli-cigliata pupilla dilatata; e mi rassodi, nel Porto Maurizio, tutt'anse in geroglifica memoria. Con stecco nell’acqua a ripa: l’arrotondi dipoi l'accovacci cencio zuppo di parola. Cos’hai in gola Giovanni? Istessa gora di Keats a Roma. Morte pomona. Neh!
Propongo scherzo macabro-scabro sul labbro glabro dell’eternità. Rime col TU proprio tu come da rimata canzonetta per Sanremo. A me l’Io-formaggino mio da spalmare senza fretta sulla tomba come fetta!
A te sguardo-prigione, a me istinto di liberazione: Nodoso groviglio d'illuminazione. Anche col sublime come solleone in Porto et Imperia.
Diamo il via allo svolgimento in FranGrumi. Corto circuito senza sapé ove sarà ito.
Gracida vento: son di pezza contento: m'attorciglio attorno al tuo nome con rimate-ritmate moine. Muta tomba-tua, ci danzo osseo pranzo fischiate tibie. Fermenti disapprovazione.
Dalle verdi colline ulivate ulivaia snocciolata mattina scalza gaia; gli ossigenati spazi-presto-riverbero di gioia; gioioso anelito bimbo-parola. Morirà presto il giovanotto cresciuto lungo-magro? Ecco plana la vertigine: si gira: rimpolpa rumore-rumorino-sasso fino dell’ore: il salto-dissoluzione.
Gioco di dadi vale poco. Giallo Celeste Rosso Verde Rosa. Rotolano senza posa. Fermi sul cinque. Poesia frantumata cinque sensi perde mai vince. Tu che con me dialoghi a ciò ci pensi? O il ritratto in-dadato è sol morto-datato?
Biche come sure distinte-incatenate finte nel catarro disciplinate; febbri inforcano inferno intercalato sterno; il male è infermo, la santità radice vana. Sol così Musa m’incanta abbandonandomi di sanapianta. Esto ir muro mi dice.
Crudo scolo. Crudità febbrante mèlici abbandoni: esto nel notturno doni. Fòri dalla tana polmone t'inoltri ner mi’ nome. Scambiamoci tossente trombone: scandisce pagliaccesco accesso. Dove? Lo sai! Dei due son io il fesso! Ridacchio sulle spine malmesso. Le mordacchio. Di soprannome fo Accio.
Rivoli dallo sguardo scapicollar d'asciutte lacrime ‘ome rime sanza niuna gioia dar. Tutta secca corteccia che m'avvolge: crescono in filari vanenti soluzioni: l'occhio spilla cielo. Sulla capocchia dello spillo reggo la filosofia che mi’ mastica.
Sismici sistemi della fede rantoli di buio-scoli; Cof cof coff calati voli. S'ammolla voce nel girovago laudare.
Fuor dalla storia s'ammala il tempo; dentro, si tramuta-starnuta in tormento. Muta temporalità m’annusa mi rifiuta in scorciato calendario a me si dà. Diario paga Diaria. A me-mi manca l’aria. Tossisco sul mio sesso moscio un tempo ritto-vispo.
Quando, dalla chiesa in Oneglia, ebbro-ozioso pieghi al mare, è tutt'intorno molle frusciare d'ulivi; per forza di scorza ci son ulive; come quando carezzi col baffo-velluto col ruvido ciglio dei baffi la carne rosa del collo. Vedute dai vari nomi che ti presto-regalo. In me saran presto morti
Segui il sentiero con argine dell'alveo notturno. Si sfa neo dolce intorno la sera: sovra solido corpo delle mitologie. Io mogio lor vive cogli sputi le pive nel sacco che mi dà scacco!
I rospi, vedrai, gonfi limacciose voci di fantasmi; gracidare lento-ansioso gorgogl’io d'agonia a notte. Bel tempo senza tisi si spera. Son abbastanza gotico? Son bastante nel tragico-commedia? Son scemo come un remo nel mar umorismo nero?
Ma poi lampeggia improvviso in guizzo, s'adagia nella coscienza in bigio scodinzolare: affanno di fedele amico frantumato dai terrazzamenti d'ulivi giù giù lo senti abbaiare. Tu Dio menti io senza redenzione nei tormenti. Rima stolta la portan via i venti. Le biciclette i livornesi. ‘Onosco ‘ome senti la ghigna batter denti dei proverbi pisani.
Dio… nel guazzabuglo di tèpida verità, è luglio epperciò sfarfuglio catarro, ti vedo danzare! Nel profetico sudore mistamore: calcagno batti nome intento della resistenza al dolor-spavento! Plaudo silenzioso gemito: mossa dell’anca-sangue ai capei spine coronati! La pingue danza in tutte le lingue giunge a tutti i nati.
Scodinzola il cane della solitudine: gratta pulci di misticismo in elenco. Ad esso rovesciato mi tengo. E giù giù pel capicollar d'ulivi, giù tra ciuffi di misticanza il rotto passo affann’ultimo avanza; passo rotto di rotti sistemi formule logiche invertebrate, giù giù al frantoio dell'animo-anime dirette. L’io il Tu-tù il Voi-Ohi rivevon patetiche disdette.
POSTFAZIONE
Boine ironicamente cubistizzato
cds - Tecnica mista su carta
Quanto in esergo pubblicato è parte di una complessa opera progettata, e mai presentata, a Imperia, per il CENTENARIO DELLA MORTE DI GIOVANNI BOINE il 16 Maggio 2017. Parola in vari generi. Pittura. Fotografia. Il tutto custodito sulle vele dell’OLANDESE VOLANTE nelle sue stive e nel weblog GIOVANNI BOINE da me curato. Con a lato i DISCORSI MILITARI (da me traversati in maniera transmoderna) e scritti semi-inediti ripresi da giornali dell’epoca mai più ristampati editi dalla Fondazione del Museo Trentino.
Il convegno "Giovanni Boine cento anni dopo" tenutosi il 14 e 15 dicembre 2024 non vide la mia presenza. Presente invece la Robert Ford/Chiara Catapano che andò a ballare il sirtaki sul teschio di Giovanni Boine trasformato in ectoplasma ellenico recitante enfatica confusa ontologia estetica (sic!).
Del convegno non esistono atti né pubblicazioni (Di ben altro spessore: Giovanni Boine: Atti del convegno nazionale di studi: Imperia, 25-27 novembre 1977 curato da Franco Contorbia per il Nuovo Melangolo. Il curatore di allora spera non esca niente agli Atti nel centenario per la pochezza e inautorevolezza degli interventi). Non ne resta traccia. A parte sul sito del Comune di Imperia la spesa di 363,64 euro al ristorante "Salvo Cacciatori" per sfamare nei due giorni i convegnisti in numero di dodici. 26,00 euro a testa. Cena magra. Da penitenti. Assessore e sindaco se la sono svignata mettendosi in salvo dalla gastrite. Io, ovviamemte, mi salvai dallo scoprire il povero tisico resuscitato con accademica puntualità da qualche universitario a disagio nel contatto microfanato/profanato con dilettanti nominatisi ermeneuti da frittura mista.
Della Robert Ford si conservano aneddoti gustosi quanto il nero seppia. Li conosco perché gli universitari presenti si son sentiti in obbligo di farmeli sapere: "Che disastro caro Di Scalzo, lei si è salvato da una noia mortale dallo sprecare per un consesso inadatto a recepirlo certe sue invenzioni, linguistiche su Giovanni Boine e dal toccare con mano a cosa sia ridotta quella che un tempo era ventaglio eccellente in varie scuole di critica letteraria agitato; ma in queste occasioni, a me con il fido Andrea Aveto ci tocca, ormai son tutti saggisti e critici, i navigatori in barchetta han preso il posto, moltitudine, di noi capitani di lungo corso; la sua ex amica triestina ha presentato tutta enfatica un Boine che sembrava uscito dalla cattiva digestione del poeta Nobel greco Elytis; mah, roba da Facebook, mi creda; e non tralascio di lamentarmi del ristorante che quegli avari del Comune hanno elargito; tutt'altro ristorante ricordo quando a Siena io lei Tabucchi andammo al ristorante "Oro di Siena". Altri tempi e convegni!" (F.C.)
A lato di quanto pubblicai sulla rivista di carta TELLUS (1989) e poi on line TELLUSfolio TELLUSfoglio (2005) OLANDESE VOLANTE c’è quanto scrisse KAROLINE KNABBERCHEN (1959-1984) in LA RESURREZIONE DI GIOVANNI BOINE
nel 1983 e il viaggio, ancora alla tomba di Boine, con SARA ESSERINO/CARDELLINO a Imperia il 29 Marzo 2011.
In esergo rimandi a Karoline Knabberchen che scrisse “LA RESURREZIONE DI GIOVANNI BOINE” (inedita) e a Sara Esserino con me ad Imperia, Cimitero di Porto Maurizio, nel marzo 2011 mentre scrivevo “LA STORTA VITA DI GIOVANNI BOINE. MONOLOGO SULLA TOMBA (rimasta inedita)”.