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ATELIER HÉBUTERNE MODÌ

:: Claudio Di Scalzo fotografo: Come pensavo la Bellezza fotografando Antonia Milk danzante. Estate 1977. Inverno 2025 con Kant.
12 Febbraio 2025


Antonia Milk balla all'aperto sulla sala spiaggia "Bagno Principe"
Viareggio. 1977. Estate. Foto cds.



 

Antonia Milk balla sulla sala all'aperto spiaggia Bagno Principe. Quella stessa sera, dato che c'era una sala interna (le prime due foto) e una piattaforma sulla spiaggia per ballare all'aperto sotto le stelle. Questa terza foto mi garba parecchio. Perché ricordo usai la mia Nikon F2 con Pellicola 400 ASA Kodak. Ideale per scatti al buio anche senza flash. La Nikon F2 era una Reflex tutta meccanica, senza alcun automatismo, nella scelta tempi diaframmi. Come poi accadrà con la F3 nel 1980. Mi tenevo la F2 e la FM e la Nikkormat perché gli automatismi avrebbero progressivamente cancellato il mestiere del fotografare. Intanto fotografavo Antonia ascoltando Barry White "It's Ecstacy When You Lay Down Next to Me" e Battisti "Amarsi un po'". 

 

Claudio Di Scalzo
COME PENSAVO LA BELLEZZA FOTOGRAFANDO
ANTONIA MILK DANZANTE.
SALA ALL'APERTO PRINCIPINO DI PIEMONTE
VIAREGGIO ESTATE 1977
INVERNO 2025 CON KANT.

 

Anche per rintuzzare l’umorismo di Sara Cardellino sulle fotografie, negativi stampe accluse descrizioni, che produssi legate alle muse, Dieci come le dita delle mano con lei due volte come Sara Esserino e Cardellino e pure Sara Capei Corti assente che la fotografavo col pensiero, tento di raccontarle che non ero proprio digiuno di visione estetica nel premere l’otturatore. La risposta in questo febbraio 2025 non è incoraggiante. “Voglio proprio sperarlo, Accio, che non fossi guidato dallo zoom sull’occhio e tra le gambe!”

Glisso. E manualizzo a stampa qualche ricordo mentre fòri piove. Novellette del fotografo canto ir ‘amino acceso?

Presi molto sul serio quanto lessi, casualmente, di Diderot dedicato al BELLO nell’Enciclopédie. Cioè che tutti ne parlano ma quale ne sia la Natura nessuno lo sa e se ritengono di saperlo i pareri si discostano irrimediabilmente. Che Bello Bellezza cercavo nella figura umana femminile, la ragazza che stava con me, allora Antonia Milk, 1976, da fotografare? Tanto da ricavarne in sviluppo un’esperienza estetica sua e mia?

Studiai Kant quel tanto che bastava nella “Critica della facoltà di giudizio”. Andavo sul sicuro. “Da Kantiano fotografo felice di esser preso per mano da Antonia Milk e poi Margherita Stein?” Non rispondo alla facezia del Cardellino. Proseguo.

Taccio, non le dico, che la riflessione di Diderot e poi Kant mi sarebbe stata utilissima, un ventennio dopo circa, per convincere Silvae Lo, devota all’Illuminismo, a consentire la fotografassi nella sua Bellezza, che da poco affido, col suo permesso, all’Olandese Volante. E giungo al nocciolo.

La Bellezza nelle mie fotografie è descrittiva. Espressione di proporzione armonie classicheggiante nei nudi e ritratti e romantica, simil-sublime, in certi effetti dovuti all’uso di procedimenti tipo, all’inizio Settanta, di gommatipia e resinotia e dagherrotipo. Non miravo all’opera d’arte in accezione valutativa. Non era pittura la fotografia. Poi avendo di riferimento la fotografia di moda e da rotocalco filmico con al massimo declinazione pittorialista da dipinti celebri romantico-decadenti-espressionisti pensare all’opera d’arte non era il caso. Erano fotogrammi in riproducibilità tecnica. Ma era per certo estetica. Ma di che tipo?

Intanto per la giovine età delle modelle, e anche per i loro lineamenti sicuramente belli, era esclusa la declinazione tutta novecentesca che l’immagine avesse in sé il Brutto e lo sfaldamento che già allora era praticato dai fotografi. Bastava fotografare vecchi corpi malati deformi. Anche con intenti sociali e politici e di scandalo. Non era il mio campo. Insomma evitavo l’invito di RIMBAUD nella “Stagione all’Inferno” di far sedere la Bellezza sulle mie ginocchia per scoprirla amara o ingiuriarla. Affermo. E Sara glossa: “Sulle ginocchia per andarci nello Zucchero a letto assieme”. Svicolo. E vo avanti. Penso sia meglio dire qualcosa per lei e rabbonirla.

Tu Cardellino scherzi, però ti assicuro che seppure sia un umorista, accanto alla mia prassi fotografica c’era e c’è la riflessione. Come l’ IPOTIPOSI, di KANT. Ah non sai cos’è? È qualcosa che riguarda anche te, parecchio. L’oggetto, dunque è bello, perché come un paesaggio una bella forma, s’accosta al giudizio morale ch’è universale. L’Ipotiposi nella Retorica e stilistica, lo scopriSara come sono colto anche nel corto grandangolo da Reflex oltre che sex?, ridi ridi veneziana sulla mia riflessione piana! Con l’Ipotiposi ch’è una descrizione un evento accurato e intenso (anche una foto tua lo era nel 2011, prima che mi lasciassi in quel dannato 20 novembre a Villa Malcontenta sul Brenta, tale da restare con me, l’immagine, anche se non stampata, nel digitale Leica custodita tu rimanevi, per Ipotiposi, fisicamente presente davanti ai miei occhi; valse anche per Antonia Milk dalla quale mi separai io per l'arrivo di Margherita Stein. Stando a Kant salvavo la mia morale! Era vantaggiosa l'Ipotiposi applicata alla fotografia.

Ti convince Cardellino questo Kantismo? E quando spedivi al tuo Accio Heathcliff sposata a Linton tu stessa in autoritratto coi Capei Corti, stesso effetto ottenevi. Custodia e fedeltà. Mia. Anche tua. Ma non ce lo dicevamo. Così abbiamo buttato via 5 anni e 5 mesi. Questo ideale fotografico non lo ritengo bello armonico conciliante! Che ne dici spiritosa?? Ah, taci! È meglio!

Naturalmente come fotografo sapevo che l’arte novecentesca anche in fotografia ha coinvolto il Brutto e anche il Ready Made concettuale da Duchamp. Compreso il Kitsch. Ma questo è un altro campo a cui mi son dedicato in NARRATIVE PHOTO e POESIA VISUALE. Prima o poi darò sistemazione a questo invisibile affluente allora verso la Camera oscura.

Per me lo scatto fotografico “Petrarchista”, chiamiamolo così, è stato guidato da percezioni legati al Design e all’idea di Bellezza funzionale. Cioè foto d’uso per uno scopo e funzione unica e necessaria. Quella di CUSTODIRE assieme, perché così è accaduto accade, foto di legami d’amore. Funzione multipla, Sara. Ma senza interessi di moltiplicazione in vendita esposizione merce. Lo sai no?! Mi sembra che oggi sui social nei media questa sia la fiumana in corso. Gli scatti che scopriamo, alcuni miei di 60 anni fa, sono IPOTIPOSI. Hanno con loro questa MORALE COMUNISTA. Estetica. Perciò queste fotografie sono rimaste un legame oltre il tempo con chi le fece nascere facendosi fotografare. Che importanza vuoi che abbia, compiuta questa missione, se siano in parte estetica d’arte o semplice testimonianza di diario d’amore? Il fotografo come loro modelle han subito il tornio del tempo. A che varrebbe come accade sui social per attori e personaggi dello spettacolo aggiungere foto nei sessanta e settanta anni per stabilire un contrasto? Rimangano nei loro anni in bellezza mentre giocano col fotografo mentre ballano al Principino di Piemonte come Antonia Milk. Ricordi di viaggi e recite da personaggi. Il fotografo si fa vedere ora vècio. Loro restino per sempre belle. Se però vuoi ti fotografo con le rughe smagliature fili bianchi nei capelli da signora che ha “scollinato” i 45 anni e va verso i 50. Ah silenzio! Ecco aggiungi legna al foo così t’illuminano le vampe il viso da diavola silenziosa!

 

 


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