Margherita Stein Joker mi gioca - Foto cds - senza data
MARGHERITA STEIN JOKER e CLAUDIO DI SCALZO FOTOGRAFO
Una volta, decenni fa, mi fotografasti con partecipazione, anche per la sorpresa, essendomi tinta i capelli scuri: neri: carbone. Anticipavo la tua perenne sbandata per Sara? Mi modellasti labbra di rosso, mi facesti indossare soprabito rosso. Mi fotografasti come Margherita Joker. Il dopo te lo ricorderai, spero. Però non conosci quanto scrissi - con incursione nella musica che la tua! Cardellina capirà più di te - a margine della foto. Perché non tornasti da me per lunghissimo tempo. I capelli eran tornati biondi. Non ero più cattiva come l’episodica Margherita Joker fotografata da me descritta. Peccato, per te, perché i sei frammenti potevano aiutarti a non essere quel che sei.
1
L’eros senza agape eccitata processione delle mie scarpe telematiche.
2
I perché i perché i perché senza se senza me bocca macchiata rossa dal rifiuto bruto ferita dalla luce l’oratoria poetica al lusso lussuriosa motoria mi conduce.
3
Margherita Joker smacco del presente nella fotografia percepente ti cattura con suo ricordo. La bocca l’occhio chiedono allo sguardo d’ignudarla con lama dell’ebbrezza sapendo che dopo sarai perso in qualche simbolismo sacramentale rasente il Male. Ansia di superare il limite del segno e cioè: Entgrenzung.
4
Essendo-tu incline alle magie dell’ambiguità sarò tua fede che presso cattiveria intercede.
5
Margherita Joker transitoria apparizione estetica in foto cerca equivalenti segnici di sé stessa musica verso il colore (Klangfarbemelodie) di sé stessa poesia verso effetti di armonia compositiva musicale e tutto ciò perché, essendo in maniera siffatta fotografata, ha rossa bocca come il rosso occhio di Schoenberg colorata nella stoffa rossa come capriolo di Franz Marc risalente la foresta distrutta evocata da Trakl.
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La mia bocca rossa s’è visione allora come affermò Kandinsky (Gesamtkunstwerk) da essa possono derivare altre forme estetiche perché radice estetica. Di me cattiva bella fica nutriente ogni sguardo schiuso sulla materialità dell’esistenza.