Aglaia a Torre del Lago - Foto maestro delle Onde - 2009
AGLAIA CON PROKOFIEV DOPO L'INCONTRO A TORRE DEL LAGO
(incontrarsi e presto ancora separarsi perdersi...)
Scrivo perché le righe sembrano vetrina d'archivio pronta a chiudersi, perché ogni parola pare poca cosa rispetto anche al minuscolo sassolino sulla spiaggetta, di ieri, che tenevi tra le mani. Ma scrivere, Maestro delle Onde, è anche necessità, è "linfa" - come dice Aglaia nel suo melodramma - senza la quale non si può respirare. E' un sentire cui mi devo forse abituare, di slanci liberi e pietre pesanti di mancate parole. Scrivere di sassolini pronti a diventare pietre pesanti di mancate parole nel presente veneziano.
Vivo ancora nelle ore di ieri, ma con la coscienza, e dunque l'inquieto fastidio, di camminare in quelle di oggi. Lunedì scialbo, insignificante. Qui a Venezia. Guardo ai giorni che seguiranno: anche per loro la tonalità non cambia.
Claudio mio, Ripercorro i lineamenti del tuo viso; geografia dello sconcerto per il passato possesso. Li mischio, li ridisegno con le dita, con le labbra. Per trattenerli ancora, per le settimane a venire. Sono il rapporto, di gioco, con il silenzio e con il tuo braccio alzato mentre salivo sul treno. E ora, se penso ai minuti che abbiamo trascorso senza baciarci, vorrei tornare a colmare anche ogni più breve movimento d'orologio. Magari al bar, mentre sorbivamo il caffé. Lì, perché non ci siamo baciati? Oppure scendendo la Contrada della Tosca. Perché questo "spreco"?
... il nostro terzo incontro è stato ancora diverso. Forse di Venezia e Firenze (Clikka "Confessione d'Aglaia lasciando Firenze e un tango") consideravo l'atemporalità, la dimensione soltanto nostra, fuori dal tempo.
Oggi, in questo lunedì d'ottobre che segna i confini sciogliendosi nell'umidità del grigio, non avverto più la distinzione tra reale e le simmetrie del destino. Non vivo più in due sfere distinte: il teatro del mondo dove ti mordo le labbra e quello di questa stanza dove sfioro, ancora, una nuova prefazione al tuo sguardo: Maestro della barca capovolta. (Mi riferisco alla foto che hai scattato noncurante). Che la patina della scrittura rende per un attimo meno percepibile. E per questo ancora più insopportabile diviene l'assenza di noi nel fluire dei giorni, di una possibile quotidianità: tra salotto, sedie, lenzuola scomposte, cucina... Quotidianità. Mi è impossibile non desiderarti oltre il teatro e il melodramma di ogni libretto che ci vede indifesi tra il potere degli eventi e l’ambiguità della promessa. Le pareti del mio teatro, mentre ti scrivo, sono ogni mio gesto, anche il più impercettibile - m’immagini mentre ravvio i capelli sulla fronte che baciasti? - è mosso dalla gioia; e sono agitata ed elettrica, e vago con lo sguardo senza sapere dove fermarmi, nel tremolio entusiasta delle pupille, nel fremito di tutto il corpo! E a dimostrarlo a quel tuo fine udito sulle mie azioni che possiedi: scelgo la Sinfonia Classica di Prokofiev, nella sua esplosione ridente, spontanea, quasi bambina. Saltellare spensierato che dal prato del gioco può condurmi al limitare del bosco. Perché la felicità porta con sé la paura, che tutto si sgretoli. Ed è allora che si ferma il respiro, nell'attimo in cui dalla riva fiorita si scorge l'intrico nero dei rami, d'improvviso. Ma non conosco altra gioia che questa: la nostra. E diversamente non potrebbe essere vera gioia. Invadente. Risoluta nello zittire qualsiasi altra voce. E solo questa voglio, perché altre più non ne riconosco.
Maestro delle Onde, maestro dello scritto e cantato melodramma, quando hai fermato i nostri passi, prima della banchina del treno in partenza per Bologna, e mi hai guardato fisso negli occhi, il tuo “sono felice!” ho creduto motivasse una vita. La mia vita!
Sono sdraiata su di te, davanti all'acqua del lago di Massaciuccoli. Così ancora mi vedo. Maestro delle Onde, è in questo riquadro - misto pucciniano tardo romantico e classicamente russo - che desidero addormentarmi.
Ti bacio. Ripetutamente. Sulla spiaggia, ma anche nel vento, nelle scintille del sole, nella “contrada oscura". Che invece porta al mare. Ovunque TUA.
CDS/NOTA
AGLAIA (legata al MAESTRO DELLE ONDE/CLAUDIO) è personaggio che rimanda a SARA. Dal 2009 diventa protagonista di un romanzo transmoderno e polifonico a quattro mani. Evocante il melodramma e l'immaginario della musica classica. Aglaia è stata pubblicata sull’Annuario TELLUS 30 “Nomi per 4 stagioni. Dall’Illuminismo a Internet”, 2009. Nella sezione IMMAGINARIO/PESCA WEB dell'OLANDESE VOLANTE appare quanto è cornice visuale, “pescata sul web”, dedicata con didascalie al personaggio di AGLAIA.
I due fotogrammi identici della Chiesa degli Scalzi
a Venezia dove ha inizio il romanzo anche visual-musicale
di Aglaia e del Maestro delle Onde
ben si adattano al rapporto autore/personaggio
AGLAIA IN POESIA SULL'OV