(Testo pubblicato sull'Annuario Tellus, "Nomi per 4 stagioni. Dall'Illuminismo a Internet", 2009) - Il Maestro delle onde che come loro va avanti e indietro, Maestro a cui fieramente appartengo, mi parla di un viaggio in Grecia. Magari è solo un suo pensiero, fantasia pomeridiana davanti ai flutti, però Aglaia (melodrammatica sublime e a volte prosaica) gia s'imbarca verso la terra-mito che tanto ha studiato, ma alla fine ben poco conosce.
Sbirciando qua e là, ho scoperto un libro curioso dal titolo Paflasmos. È parola greca onomatopeica, che fa risentire nelle sue lettere il suono del Mar Egeo, dello sciabordìo delle onde sulle rocce, sulla riva (cosi, più o meno, recita la quarta di copertina). È greco moderno, che io non conosco. Allora la filologa che dimora in me ha indagato con l’aiuto dell’affezionato vocabolario Greco antico-Italiano (il vecchio Rocci, acquistato in IV ginnasio) sull’etimologia. Paflazein è verbo che significa ribollire, gorgogliare, ed è proprio dei flutti del mare. Altro significato, traslato, balbettare, tartagliare. Cosi mi piace concludere che questa parola racchiude in sé l’acqua, il fuoco e una sorta d'afasia, nella convinzione che anche di questo è fatto il mio amore per il Maestro delle Onde: acqua di fiume, foce del Pò, mar Adriatico, acqua anche d’Egeo, forse.
Fiamma che continua a bruciare, nelle parole che a volte arrossano il volto, e fuoco nei corpi, quando sono o immaginiamo vicini. Infine le afasie, le mie afasie di fronte al Maestro delle onde nell’imbrunire mentre schiuma e spruzzi m’incantano, e afasie anche di fronte a me stessa, quando tento con poco successo di spiegarmi, capire secondo misurati criteri questa passione. C’e il silenzio o il frastuono, che poi e lo stesso. Perché ogni tentata didascalia del mio amore per il Maestro delle onde muore sul nascere, inadeguata com’è a spiegare l’inspiegabile. Perche cosi siamo: assai spesso indescrivibili, refrattari alle definizioni, sfuggenti al buon senso. Ma l’allieva di conservatorio, tutta misura e camicette impeccabili, il buon senso scopre d’un tratto di non averlo mai avuto. Quello che ho mostrato nello studio nel lavoro,… è stato solo parvenza. Una saggezza posticcia, giusto per l’occasione. E finalmente è giunto il momento di guardare in me il caos, riconoscere con il sorriso che sì, forse quest’amore è follia. Follia che porta scompiglio fra i miei libri ben ordinati e l’esistenza un po’ inamidata. Ma è verità. Che mi dona il coraggio di dire che la vita che voglio e con il Maestro delle onde. Con Claudio.
NEL VIDEO: Luigi Cherubini, Medea, atto I, recitativo e aria: “Dei tuoi figli la madre” (nell’interpretazione di Maria Callas)
Medea di Luigi Cherubini (1760 – 1842), originariamente in francese (Médée, 1797), fu rappresentata con libretto italiano nel 1802 a Vienna.
Riprende il mito della maga protagonista dell’omonima tragedia di Euripide (ma anche di Seneca, di Corneille, di Grillparzer... ), che tradisce la famiglia e la patria in nome dell’amore per Giasone, dal quale tuttavia verrà presto abbandonata.
CDS/NOTA
AGLAIA (legata al MAESTRO DELLE ONDE/CLAUDIO) è personaggio che rimanda a SARA. Dal 2009 diventa protagonista di un romanzo transmoderno e polifonico a quattro mani. Evocante il melodramma e l'immaginario della musica classica. Aglaia è stata pubblicata sull’Annuario TELLUS 30 “Nomi per 4 stagioni. Dall’Illuminismo a Internet”, 2009. Nella sezione IMMAGINARIO/PESCA WEB dell'OLANDESE VOLANTE appare quanto è cornice visuale, “pescata sul web”, dedicata con didascalie al personaggio di AGLAIA.
I due fotogrammi identici della Chiesa degli Scalzi
a Venezia dove ha inizio il romanzo anche visual-musicale