:: Aglaia: Lettera scritta sul kimono di Madama Butterfly
05 Ottobre 2011
Aglaia - cds
AGLAIA
Lettera scritta sul kimono di Madama Butterfly
(Anche sull'annuario TELLUS: Nomi per 4 stagioni. Dall'Illuminismo a Internet. 2009, pag 197)
Sara Chan Butterfly - Foto cds, 2011
Notte e mattina (immaginata nel levarsi del ricordo) - Oh sì sì l’osso da suggere nel pensiero nervoso occasione di sole mancato - scrivo dalla mia natura che non muta: anche se il mare (orizzonte liquido del tuo solito nascondiglio d’immensa crudeltà) ti sottrae a me. Malesseri e tristezza. Nel pomeriggio, incipiente, in cui il silenzio si prefigura come motivo conduttore. Sto davanti alla lettera (la sua forma e impronta) che sembra conservare la voce muta dello scirocco. Sono di nuovo, come molte altre volte, a cercare parole, perché così sussulto profumo senza dispersione. Verso te che t’allontani. Su come diverrò scrittura stavolta non so, ma ferma non riesco a stare nella seta bagnata del vestito. Per l’appuntamento mancato!
Ancora inchiostro, ambrosia o veleno che sia.
Maestro delle Onde, come vorrei essere capace di resistere a questa sfida, come mi piacerebbe avere un sangue che subito coagula guarendo ferite. E, più di tutto, quanto vorrei saper ferire a mia volta! Non ne sono in grado e, in fondo, se mi guardo dentro con sincerità, neppure lo desidero.
Perché arrivare a questo? Perché mettere fra noi l’oceano di un imposto disincanto? Straziarci nell’ambivalenza di addii episodici che a seguire portano cortei di rinunce, pentimenti come dedali, stridori di persi contatti con una realtà sorgiva piccoli desideri? Una passeggiata nella mia Vicenza. Osservare il mistero della luna dal davanzale che ospita il semplice geranio. Leggerti i libretti d’opera di chi al teatro offre possibilità d’oltrepassare il mestiere di fingere unendo canto e anima.
Ho chiesto l’impossibile? No. Semplicemente ho sbagliato copione che in quel momento non era, a differenza di quanto pensavo, giocato sulla leggerezza. Sull’ironia.
Questa la mia colpa, più volte riconosciuta. Anche con sms… e-mail… voce combusta nel cellulare subito spento da te, Maestro delle Onde – Colpa che non merita una simile punizione.
Il nostro legame, il NOI-DUE, la fedeltà e l'infedeltà... non possono essere bevuti d'un sorso come aperitivi scintillanti al sole d'agosto.
Non sai, Maestro delle Onde, che sensazione di sgretolamento, di frana provi dentro ogni volta che chiudi il contatto con me, con il mio linguaggio, con il tempo da me innocentemente abitato, senza concedermi scampo. Che vuoto, che impotenza e sì, che rabbia!
Rabbia di non poter dire, né reagire. Di sentirmi paragonata alla polvere, al niente. E perché poi? Perché ho detto qualcosa che ti ha irritato. Una battuta sul fatto che a volte sembri un uomo che prova soltanto desideri e non sentimenti. Riducendoti ad ombra mutevole. Senza identità. Forse le mie parole, distruttivo *****, erano reazione alle tue prese in giro... però a che serve specificare, giocare ai rimandi, volere a tutti i costi puntualizzare?
Cosa ci guadagno io, Aglaia, a esasperarmi, a esasperarci nelle recriminazioni?
Fedeltà e infedeltà esprimono nel nostro vocabolario concetti diversi da quelli di un lessico qualsiasi. Così mi sembra sia stato, finora. Non ti seguo, Maestro delle Onde, nella tua vita fuori dal teatro e dove il sublime vive il suo rovescio nella taverna. Tra di noi credo esistano sottaciuti compromessi, da me accettati in un dignitoso assenso. Assenso che nemmeno hai dovuto o voluto chiedermi.
Ecco delle frasi che non vorrei scrivere.
O comunque “argomenti” che non vorrei affrontare via mail, in un pomeriggio come questo.
Però siamo o non siamo pari in questo legame? Devo o non devo uscire dai miei presentimenti per trovare in noi il mio ritmo? Ritenermi libera di esprimere quanto provo anche nello scherzo, per quanto debolmente, per quanto alla rinfusa? Non sono per il gesso dei ruoli bensì per la farina che accoglie forme agili modulando della fedeltà il forno?
Maestro delle Onde, a me preme confidarti lo strazio che provo… non è una lettera, questa, ma una teatrale invocazione: vuoi questo?! Eccomi inginocchiata sul palco a intonare la mia aria di lacrime e note: senza di te mi ritrovo nella solitudine e nella tristezza, nerissime compagne. Saperti lontano mi soffoca il respiro, mi toglie luce. Il mio amore è limpido e libero. Campo fertile di colori e frutti. Non somiglia alla lettera che sto scrivendo per raggiungerti vuota scialuppa, da affondare subito. Non ho scampo se scrivo e se non ti scrivo. Se avrai nostalgia delle mie ciglia, tornerai. Non ce la faccio ad andare avanti: sono veramente una sciocca eroina d’altri tempi...
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Madama Butterfly di Giacomo Puccini (1858-1924) incontrò per la prima volta il pubblico nel 1904 alla Scala di Milano. Racconta il dramma di un amore non corrisposto, quello della geisha Cio-Cio San, detta Madama Butterfly, per il tenente della marina americana Pinkerton. Il dolore dell'abbandono porterà la protagonista al suicidio.
GIACOMO PUCCINI
Madama Butterfly - Atto II: “Un bel dì vedremo”
AGLAIA (legata al MAESTRO DELLE ONDE/CLAUDIO) è personaggio che rimanda a SARA. Dal 2009 diventa protagonista di un romanzo transmoderno e polifonico a quattro mani. Evocante il melodramma e l'immaginario della musica classica. Aglaia è stata pubblicata sull’Annuario TELLUS 30 “Nomi per 4 stagioni. Dall’Illuminismo a Internet”, 2009. Nella sezione IMMAGINARIO/PESCA WEB dell'OLANDESE VOLANTE appare quanto è cornice visuale, “pescata sul web”, dedicata con didascalie al personaggio di AGLAIA.
I due fotogrammi identici della Chiesa degli Scalzi
a Venezia dove ha inizio il romanzo anche visual-musicale