Maldestra Medea, tra mille ampolle e alambicchi non riuscii a distillare il filtro che cercavo nel sogno mitobiografico che mi ero imposta il 1 settembre. Mi creò scompensi, questo è sicuro, e inquietudini, nel risveglio scoprire l'immagine di William Charles Macready, o forse di un suo personaggio teatrale, che mi stava davanti con un dentino storto simile al mio in cerca di un bacio pericoloso. Essere baciata da un’incisione, peraltro idealizzata, poteva anche starci. Declinai. Non ricordo con precisione se lo feci perché la carta senza musica non porta sensualità – garantisco che non ne udivo – o perché il sogno non era terminato e volevo mantenere il ruolo di personaggio tragico ellenistico; l’ultima vista che ebbi sull’apparizion fu di me disperata - dietro Macready? – per aver negato il contatto. Dopo non so se svenni o se proseguii l’incerto sogno.
(Aglaia)
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