"Mano e mela del destino tesson tela"
Foto Karoline Knabberchen - Marzo 1984 - Parigi
Karoline Knabberchen
(Guarda Engadina Svizzera 10 aprile 1959 -
20 agosto 1984 Isola di Austvågøy Lofoten Norvegia)
Karoline Knabberchen - Fabio Nardi
LA MELA SENZA BRUCO. PARIGI MARZO 1984
40° DELLA MORTE
Caro Fabio, in Rue du Maine, poco distante dall’albergo di Zio Lenino "La Belle Elisabeth", ho scattato con l’autofocus Pentax, questa fotografia. E’ venuta sfocata. “Buono il soggetto, sbagliata la fotografia”. Ha sentenziato chi me l’ha sviluppata. Quando torni da Trouville-sur-Mer (Capitolo presente nell'annuario TELLUS 25, "Scritture Celesti. Poesie in cerca di Dio". "Canzoniere di Karoline Knabberchen"; dicembre 2003, NdC) la vedrai. Intanto ti scrivo. Sono convinta che il soggetto sia disvelante, che la fotografia sia indovinata. Perché su di essa svolgo la mia metafisica. Compio una sorta di diario in merito all’amore. Tu seguimi fotografo portento, segui la tua ranocchietta-Knabberchen filosofa sfocata. Ogni visitatore giunge alla porta batte la mano sulla mela, e viene loro aperto. La porta viene richiusa. Giungo io. E penso! Nel vano scuro c’è il Destino. Il silenzio. Potrebbe darsi vi soggiorni, un po’ dimentico di cose terrestri, lo stesso Dio o qualche divinità stramba. Io Karoline Knabberchen devo annunciare che il nostro amore non avrà mai fine. Mi avvicino e mentre fotografo mano e mela non batto il batacchio batto sillabando: "TI AMO. In questa mela mai entrerà il bruco che danneggia la polpa che ne fora la buccia che impone il marcio al seme".
Torno indietro verso l'albergo via Edgar Quinet. Dove c'è anche l'ingresso del Cimitero di Montparnasse. Probabile che, a parte Charles Baudelaire, ci sia qualche altra lastra di marmo, dove posare la foto. Metti Samuel Beckett o Simone de Beauvoir. Ma non voglio altre declinazioni sull'Amore sulla Morte.
La fotografia potrà anche apparire sfocata, incerta nella dinamica del colore, ma l’essenza è perfetta. E chi sta dietro alla porta, sia esso il fato, una divinità, oppure lo stesso nulla, sappia che quanto ci lega non avrà fine.
Questa fotografia, questo soggetto della fotografia, un batacchio chic liberty per porta, contiene il costante movimento della riflessione teoretica che mi agita in questi giorni: il toc toc toc TI AMO tutto lo riassume.
La mano posa sul concepimento estremo e dialettico della nostra sintesi (tra migliaia possibili), rende visibile l’indissolubile, e che siamo indissociabili l’uno all’altro. Questa mano che batte sulla mela per me per te porta a fine coerente il gioco del Reale e dell’Apparenza in nuova dimensione. Un supporto comune, batacchio su altre centinaia di porte, per noi, è un’altra sistemazione dell’Assoluto.
Tale fotografia è poetica per questo. Riuscita. È poesia che apre sull’attimo e sull’infinito. Tutti quanto mi accade è perfettamente inutile eppure perfettamente necessario. In questo punto registrato da un clic si vince l’usura del tempo, il bruco del peccato, e quello della colpa. Ora, mentre piego il foglio, se permetti, amore mio, piango di felicità.
Karoline Knabberchen - Marzo 1984 - Parigi
Foto Fabio Nardi
Fabio Nardi
POLPA BRONZO PURA
Mela bronzo apostrofo parigino
Sul fluviale T’Amo in festa
Il legame nostro è divino
Vale per il cuore per la testa.
L’amor che Karoline e Fabio tegnon in petto
Non avrà mai usura
Custodito con passione e diletto
Vive fotografia reale pura.
Foto sfocata polpa senza data!
(Noticina. "Pura" nel vernacolo pisano
sta anche per paura: "...che pura che pura mamma
ad andà col buio nella viootola c'è l'Omo Nero!"
e nel dialetto bergamasco la "Pura" è stato d'animo
invaso da inquietudine pensando ad un pericolo vicino.
Da leggere di Sergio Corazzini: "Tutta l'anima mia, tutte le pure")
Io invece Karoline, ritrovata la lettera e la fotografia, mi commuovo, nella gioia, a leggerti quaranta anni dopo. Dispero anche perché nella lettera scrivi che torni indietro; però il 20 agosto 1984 alle Lofotene entrasti nella porta d'acqua!
Ancora gioco all'intesa guardando una foto del tuo viso che scattai sfocandolo: "Karoline guardati nell'errata mia messa a fuoco mentre invece il cuore ddel fotografo brucia!" ti avrò detto perché non ti sentissi troppo dilettante in fotografia. "Anch'io sbaglio". E nella poesiola riletta, che allora scrissi, si conferma, come tu fossi poetessa e filosofa; trovvai la metafisica nelle immagini, e io invece compivo scherzi al significante; ero un artista d’avanguardia uno dei tanti, tu avanguardia dell’essere in cerca d’assoluto, ed unica. Ecco perché nell’amore che ci legò e lega sei tu la protagonista più importante.